Il Ciclamino

Il Ciclamino Val Trompia Tempo Libero Informazioni

San Colombano ed il suo territorio

 

La frazione di San Colombano è l'ultimo paese della Valle Trompia, a 3 km. dal comune di Collio e a 43 km. circa da Brescia, in direzione del Monte Maniva.

 

Protetto da una cerchia di monti, quali il Colombine (mt. 2206), il Dosso Alto (mt. 2064), la Corna Bruni o Blaca (mt. 2006), il territorio di San Colombano ha estensione di circa 53 kmq.

 

"... la valle prima di chiudersi, dilatasi quivi pittorescamente: le montagne delle quali è cerchiata si congiungono tra loro con bella gradazione in verdeggianti colline. Il paese giace come un bacino di verdi prati su terreno diluviale e recinto da colline che man mano si elevano alle più eccelse cime, per modo da rappresentare il vero tipo dei paesi alpini, per cui nella stagione estiva il pretesto delle acque vi attrae buon numero di forestieri.

 

Il paesaggio alpino che si offre allo sguardo è uno dei più ricreanti ed assieme maestosi. Di fronte, a mattina s'erge scoscesa tutta a frane e dirupi la superba cima Bruni, che coi suoi innumerevoli pinnacoli di dolomia ricorda il duomo di Milano veduto in lontananza, specialmente dal lato della Valle Sabbia.

 

La valle, prima di chiudersi, si dilata in ampia conca verde, placida, pittoresca, di un sapore montanino tutto idilliaco. e montagne dalle quali è cerchiata si congiungono fra loro con belle degradazioni in verdeggianti colline, qualsi abbassandosi per baciarsi amorevolmente"

 

(liberamente tratto da Guida alpina della Provincia di Brescia, II° ed., Brescia, 1889, pg. 170 passim  e riportato in S. Gorni, La parrocchia di San Colombano abate di Collio Valtrompia, La Rosa ed., Brescia, 2000) 

 

San Colombano  ebbe  una certa importanza, per la posizione di confine, separato dal Trentino.

 

Della nascita di San Colombano esistono più leggende che documentazioni, una delle quali vuole attribuire la fondazione agli abitanti di Collio, sfuggiti all'incendio del 23 marzo 1619.

 

Agli inizi dell'Ottocento, gli abitanti di San Colombano ebbero a sottostare alle "attenzioni" dei soldati austriaci, diretti verso Brescia: le precarie situazioni degli abitanti vennero così ad aggravarsi per i sequestri operati dai soldati. Qualche decennio più tardi, nel 1849, a Brescia, (forse gli stessi) austriaci ebbero a provare la tenacia e la resistenza della Leonessa D'Italia, così denominata per l'eroica difesa della propria libertà nel corso delle Dieci Giornate del 1849.

 

In questo scenario vi erano contrapposti gli ideali cattolici, in seno ai quali si formò Giuseppe Tovini, e gli ideali liberali, che videro l'espressione in Giuseppe Zanardelli.

 

Nel 1857 proprio lo Zanardelli, massone di Collio ed "eccellente ministro dei Lavori Pubblici con Depretis e dell'Interno con Cairoli, nonchè ministro della Giustizia ed ispiratore in senso liberale del nuovo codice Penale", ebbe a denunciare lo sfruttamento dei minori nelle miniere, essendo l'attività estrattiva (siderite, quarzo, fluorite, blenda, galena, rame, calcobarite e pirite, argento e, in minima quantità, oro) effettuata in condizioni estreme per la salute e l'incolumità fisica.

 

Nel frattempo,  si ebbero i primi riconoscimenti delle ricchezze del territorio, tanto da spingere il poeta Cesare Arici ad elogiare le acque minerali ("fonti acidule ferruginose") di quelle selvatiche amenità, e la tradizione delle minestre d'orzo preparate in occasione della festa dei defunti.

 

Nel 1888 il paese diventa la sede della Colonia Alpina Cremonese, e comincia il flusso delle famiglie provenienti dalle zone di Cremona, Mantova, Milano e Pavia

 

Qualche anno dopo si ha l'istituzione della colonia bresciana, della colonia INAM, che accoglie infanti di tutt'Italia, e della colonia Beretta (1937), quest'ultima luogo di villeggiatura per i figli della più importante industria armiera trumplina. 

 

Durante la prima guerra mondiale, ad opera del Genio Militare  venne tracciata la strada tra il Passo Maniva e il Colombine, ed in un secondo tempo continuata fino a Crocedomini, nonché la "strada dei soldati" dal Passo Maniva al Baremone.

In quegli anni, sui monti che stringono a cintura San Colombano, vennero costruite tre caserme, una delle quali era la Casa Lite (poi, rifugio Bonardi), mentre le altre due erano nei pressi del Passo di Vaia e del Pian Delle Baste.

Vennero poi messe in funzione la caserma del Dosso Alto e del Pezzeda-Corna Bruni e, nella contrada di San Colombano, ne vennero costruite altre due, una per i Carabinieri e una per la Polizia. La zona di San Colombano era ora una zona operativa.     

 

Durante la seconda guerra mondiale, venne istituita un'altra colonia per i figli degli operai bresciani. Negli ultimi anni di guerra, in particolare nel periodo della Resistenza, il territorio di San Colombano registrò nuove violenze e nuove tragedie, che erano legate agli scontri tra partigiani, tedeschi e militi della R.S.I.

 

Relativamente al periodo post-bellico, si segnala che vennero istituite nuove colonie, venne decisa la strada delle Tre Valli (d.m. n. 3439/1967) e fu stanziata una base NATO, con fini di vigilanza dello spazio aereo verso est presso il Dosso dei Galli, ora abbandonata.  

 

Oggi, le colonie non sono più in funzione, mentre il sistema di collegamento stradale ed i sentieri, che allora consentivano un rapido spostamento degli eserciti lungo tutta la zona di frontiera, sono percorribili.

 

 

Collio

Alta Valle Trompia

 
Copyright 2007, Il Ciclamino